50 sfumature di rosa
Ora che il pacchettone 50 sfumature è superato, dribblato, esaurito, giunto già consunto nell’attesa, come un qualsiasi teleromanzo di terza serata subito superato dagli ultimissimi effetti speciali, ora le sfumature – sotto l’ambiguo e fascirinoso grigio – mostrano la loro evidente vernice rosa, antico. Una vecchia e in fondo, rassicurante eredità.
Come dire, il degno erede dei romanzi rosa di Liala al tempo del porno twentifourhours. La Liala-Armony di noialtri. Un porno soft familyare, con la i di pod-pad la e di book e la y di youtube.
O lo fai porno rosa – con l’alone romantico sfumato, dal giarrettiera semisado al confetto edulcorato (lo zucchero ingrassa) – o rischi di rimanere zitella.
Di moderno e trandy c’è esso, nelle sue varie dilatature, il fist fucking, davanti e soprattutto dietro, per essere più in linea con il porno e i suoi fruitori. Altrimenti chi lo paga lo scontrino o il biglietto?
Parlavamo della paura di rimanere zitella=di essere rifiutata=di rimanere sola. Forse potrà sembrarvi superata, atavica addirittura. Di fatto è solo un’impressione.
Nel libro Vagina, l’autrice e giornalista Naomi Wolf racconta – tra le altre cose più o meno discutibili – che una delle piaghe di cui i rettori dei Campus presso i quali va a tenere le sue conferenze le fanno presenti, è proprio quella delle lacerazioni anali. Dove il romanzo rosa si fa grigio. I ragazzi infatti intendono farlo nell’unico modo in cui frequentemente lo vedono fare, guardando i porno. E se non ci stai, ci sarà un’altra che prontamente lo farà. Una minaccia vecchia come il cucco applicata all’Iporn di generazione digitale.
Il modo in cui il femminile si compromette è sempre lo stesso, come ai tempi di mia nonna, a parte qualche mascherante sfumatura di grigio che copre un rosa leggermente stinto. Leggermente.
In un tempo – il nostro- in cui il pornosoft sbarca sul grande schermo.
Ragazze, donne, uomini… volete davvero rifarvi la bocca da quel sapore dolciastro che v’è rimasto tra lingua e palato? Leggetevi, vi prego, L’amante di Lady Chatterley.
Nessuno, a mio avviso, ha narrato così bene la differenza tra un orgasmo preteso, risicato, strappato con le unghie e con i denti, costruito, cincischiato e quello che involontariamente sorge, come un sole, annullandoti nella sorpresa, nella complicità spontanea di uno scambio amorevole. Intimità che si fa preghiera.
PS: non ho visto il film, non ho letto il libro. Il trailer e il suo circolante fumettone, stile bolero telefilm, mi han detto tutto.