Della Madre

Della Madre

Della Madre si parla molto ora, della Madre Divina, della Grande Madre. Della madre archetipo, quale orma originaria del principio femminile, quale figura là fuori, ai primordi dell’essere donna. Si celebra quale Madre Celeste, entità alta, sovrumana quasi, per questo sacra.

Si viene a sapere di lei alla larga e alla grande – simbolo del femminile che si risveglia a se stesso. La si pone nella spiritualità, nella mitologia, nella storia, rafforzata da indagini antropologiche. La si riesuma dall’ampia e influente cultura religiosa, nei secoli dei secoli, poi messa in disparte.

Della Madre si parla molto e si viene a sapere quando le donne reclamano diritti e rispetto – piacere – e si sa magari di quella madre paleolitica, tutta tette e culo, senza testa talvolta, come le donne della pubblicità e della pornografia. Si viene a sapere della madre tutta potere&forza del matriarcato. Si sa della madre dei miti, la Dea, di come sia presente in tutte le culture.

Si sa del suo corpo rotondo e selvaggio, del suo essere forza creativa e distruttiva, in ogni popolo, antico e arcaico. Della madre si sa nei circoli spirituali, si cerca di riscattare il suo essere dio, pari al dio padre. La si acclama Grande Dea, da emulare, simbolo della Terra, sebbene posta in qualche ideale empireo.

Della Madre si sa quando si parla della Terra, di Gaia, della sua forza nutrice, per tutte le creature.

Di nostra madre, quella di tutti i giorni, quella comune, che vola basso, senza alcun riverbero mitologico e trascendentale, quella piena d’errore, quotidiana come il pane, quella come tutte le altre, nel frattempo, chi se ne accorge?
Questa madre che ci ha avuto dentro e che abbiamo dentro è cosa ovvia in confronto alla Dea altisonante alla quale tendiamo, donna divina, potente, liberata.
Quanto diversa da nostra madre? Che è tale poiché ha conosciuto (in senso fisico) un uomo: nostro padre.

Della Grande Madre, dimenticando che non ci sono altre madri oltre a questa -la nostra – si snocciolano descrizioni portentose. È l’emblema della donna forte, morbida con fermezza, alla quale tendere e alla quale, è quasi certo, nostra madre non assomiglia per niente.

Spesso ho cercato di bearmi e nutrirmi dell’immagine della Dea, la Madre Divina, di adeguare un ideale femminile al suo culto, sapendo che la mamma, a casa, di certo non apparteneva a tale razza di madri ariane ;-).
La mamma, quella di casa nostra, è scontata, come l’aria che si respira. Quando non ce la toglie, l’aria.

Che quella mamma, la nostra, non sia madre altra rispetto alla Grande Madre, la Dea, ho cominciato ad accorgermene durante un seminario di Bert Hellinger, e parlo di almeno 10 anni fa. A me, come madre, mi sono all’improvviso svegliata ed è stato un lampo vedere la successione, poi, nell’ampiezza, la processione di tutte le madri. La Madre è tutte le madri, quello si predicava già da qualche parte. Meno ovvio è che tutte le madri sono la Madre, quella Grande. Nessuna esclusa, anche la più mentecatta.

Che cosa stava facendo franare impetuosamente dentro di me tanti “come dovrei e come dovrebbe essere una madre”?

Poco distante Bert Hellinger stava leggendo al pubblico una lettera, a sua madre, da tempo nel regno dei morti: « Cara mamma, tu sei una mamma comune, una mamma come tutte le altre…». Non ricordo molto di più, a parte le lacrime che ammorbidivano il cuore, che ammorbidivano le pretese nei confronti di me stessa, come madre, e, giubilo, le pretese nei suoi di confronti, di mamma.
È stato l’inizio di un andare verso. Verso la Vita.
Sorrido all’inneggiare della Dea, della Madre Divina e vedo il suo volto.
Il volto giovane di mia madre. In quel primo incontro, dei nostri occhi.
Lo vedo e la saluto, finché scompare alla mia vista.

Se la madre, la femmina, non avesse un posto centrale nella vita e nell’evoluzione, ci chiameremmo forse mammiferi?

Comments

comments