Quel sorriso è preghiera

Quel sorriso è preghiera

Arriva una voce, magari è un impulso… lo riconosco in modo uditivo e la chiamo voce. Per altri sicuramente diverso è il modo di percepirla.

La voce dice autorevolmente: vai e stira.

E lo so, c’è da stirare, non si scappa.
Come so che non è un pensiero?
Un pensiero porta altri pensieri. Quella voce porta all’azione, senza tempo in mezzo. È agire.

La stessa voce – è proprio una voce? – si propaga dal plesso solare e non mi riferisco a quel punto detto chakra, presente in molte mappe spirituali.
Dimenticate le mappe, è una sensazione organica alla quale mi riferisco, quel plesso è lì in mezzo, come un sole, tra la punta della testa e il perineo. Un sole che riverbera includendo l’ombelico e il cuore, come la forma della pancia di un bimbo piccolo, che inizia prominente tra i piccoli capezzoli, fino a quella piega sotto l’ombelico.
Da qui s’irradia e ordina: vai e siediti. So che non si scappa. Mi tocca “meditare”, come si usa dire.

Ed eccomi lì, con quell’impercettibile sorriso agli angoli della bocca – si alzano da soli.
Tuttavia il sorriso è ovunque, quasi a premere sulle pareti del corpo, che si fa tempio.
Quel sorriso è preghiera.
Sempre? No.
Talvolta è altro lo spettacolo che mi aspetta. Interminabili carovane di pensieri che sfilano in modo lineare o disordinato. Ogni tanto li cavalco e mi conducono, dove vogliono.
Finché non scendo, però.

Accade, per un certo tempo, che la voce non giunge e meccanicamente mi arrabatto. Almeno, così sembra. Dico non arriva, sebbene sia un modo impreciso di dirlo. Diciamo che non passa la cortina di memorie che arrivano come idee, opinioni, giudizi… Quella cortina ha la meglio. Sulla voce? C’è qualcosa che può avere la meglio sulla voce? Io, me, e quello che so già.

Anche poco fa, la voce ha intimato: Scrivi! Ed eccomi a scrivere. Posso scegliere? Non c’è tempo, sono già nell’azione. Quello che dice lei è volontà in atto.

Assomiglia un po’ allo stimolo forte della pipì. Quando c’è, bisogna farla. Posso forse chiamarla se non scappa? Certo trattenerla è possibile, tuttavia crea disagio, pressione, inquietudine.
E c’è un momento che non la trattieni più. Ecco così è la voce.

Accade, sempre più spesso. Non c’è azione senza il suo giungere. Il resto è reazione.

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