La dignità, signori miei…
la dignità!
La dignità è un’attitudine passata di moda, soffocata dai falsi valori del materialismo, spesso, come appare in questo tempo oscuro, esaltati come moderna spiritualità.
Si fa dignità chi è degno, in onore, onesto con se stesso nelle sue azioni.
Sono infatti quelle azioni ad essere degne, frutto di autentica e spontanea disciplina interiore. Di fatto non importa quante ore al giorno mediti e magari me lo vieni anche a dire, con compiaciuta(finta) modestia.
Solitamente non sono degne le azioni di coloro che si riempiono la bocca con questo gergo – dignità – come capita ed è capitato, anche in questi giorni. Ne sventolano la bandiera, per confondere le acque, erigendo il più codardo dei regimi.
In quali parole ho sentito la forza della dignità, tale da ergermi interiormente, nella forza del Cuore?
In queste, alle quali rendo merito, nella parte saliente della lettera di dimissioni del direttore del museo, la Cappella di San Severo, Napoli:
“[…] Alla luce di tali evidenze, constatate dal decisore politico che ha ritenuto e ritiene tuttora di poter tenere aperti i musei, l’obbligo di richiedere l’esibizione del green pass per l’accesso ai musei non è legato a valutazioni di carattere epidemiologico specificamente riferite ai contesti museali, ma è stato considerato esclusivamente uno strumento utile, fra tantissimi altri, allo scopo dichiarato – in sede di conferenza stampa di presentazione, lo scorso 22 luglio, del DL n. 105 – di ottenere più numerose adesioni alla campagna vaccinale.
“Senza assolutamente entrare nel merito dello scopo che ha inteso prefiggersi il Governo, e non avendo ovviamente pregiudizi di sorta nei confronti dei vaccini, obietto tuttavia che i musei non debbano e non possano essere strumentalizzati – nel senso letterale di “usati come strumento” – per ottenere qualsivoglia scopo estraneo alle loro naturali finalità, specie quando tale strumentalizzazione contribuisca inevitabilmente a compromettere, invece che favorire, la coesione sociale, in aperto contrasto con una delle più intrinseche missioni di un museo.
“Durante la grave crisi che stiamo attraversando, abbiamo rispettato senza nulla eccepire lunghi periodi di chiusura, quando tale chiusura è stata disposta dall’Autorità sulla base di valutazioni epidemiologiche connesse anche agli ambienti museali. A fronte di ragioni analoghe avrei considerato di poter continuare a dirigere un museo che dovesse rinunciare alla parità di trattamento dei suoi visitatori. Tuttavia, se viene richiesto a un museo di rinunciare alla parità di trattamento per motivi che non possono che essere recepiti come strumentali, in quanto non connessi alla tipologia di spazio e attività, intendo pacatamente ricordare che i musei sono per loro vocazione luoghi di inclusione e che l’accesso paritario all’arte e alla cultura, diritto di tutti, dovrebbe essere sacrificato solo all’esito di ogni sforzo possibile volto a evitare una simile ferita”.
Ferita che rischia di suppurare in chi collabora con tali mezzucci, fino a farsi eredità vergognosa a figli e nipoti, a ragione o a torto.
Sentite la forza della dignità o siete già morti? Nel cuore e nella mente, morti.
Per quanto mi riguarda non hanno il mio consenso sebbene il mio rispetto vada, indistintamente, verso ogni scelta, visto che ho in onore la mia, con fermezza.
(Ammesso, che tale libertà di scelta, esista).
Buon Ferro Agosto a chi legge.
PS: L’ho visitata quella cappella, qualche anno fa.
La Gloria della Bellezza di cui rifulge non ammette tradimento.