Perdonare i genitori – il tormentone
Voler perdonare i propri genitori è una fantasia spirituale “arrogante”.
(voce del verbo arrogare, arrogarsi – etimo: attribuirsi ciò che non ci spetta).
Quando ho scritto questa frase si è sollevata più di un’obiezione – ma perché… e dunque… e allora, come se un tantino franasse il terreno sotto i piedi. L’ha detto il noto tal e tal altro di perdonarli e via che diligentemente si prende a guida l'”arrogarsi” – in buona fede – altrui.
Per dirla in modo sistemico – voler perdonare un genitore è accreditarci qualcosa che non ci spetta, in quanto figli. Quel porsi a giudici ci fa sentire migliori e magari, poi – nella vita quotidiana – tendiamo a sentirci insufficienti, mai abbastanza competenti, inflessibili, poco teneri con noi stessi. È un disagio che si affaccia organicamente, prima di diventare una bella spiegazioncina psicologica, nel tentativo, di nuovo, di controllare-manipolare la situazione.
Essere figli è un fatto – almeno sul piano dinamico – e coprirne il posto è sollievo. Sindacare in un modo o nell’altro sulle azioni dei genitori ci sposta dal posto che ci compete e questo comporta una violazione delle leggi più grandi che governano le relazioni, e il relativo disagio che ne consegue.
Mi auguro di essere stata chiara.
Qui uno dei miei articoli sul perdono in generale, che è “per dono”, non può essere costruito, dato o chiesto, assurto a regolina con cui mettere la coscienzina e sentirsi spiritualmente a posto:
https://www.elsamasetti.it/per-dono/
► Il fattore famiglia, l’eros, il legame, la nascita, il vero successo…
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