Danza cuore mio, danza!

Danza cuore mio, danza!

Danza oggi con gioia.

«E dai, smetti, che ti gira la testa e poi cadi…».

Questo ci è stato detto e questo si dice ai bimbi – sotto i cinque anni – che girano in tondo, instancabili e temerari, incuranti di cadere.

Cadere vorticando può essere sublime. Estatico.

Quello che sembra un corpo bello solido, si appoggia a terra in una serie di morbide onde concentriche, un pulviscolo di stelle…

Questo, tuttavia, da adulti, finisce – inevitabilmente – nell’oblio, definendo “mio” e io, questo fremente corpo

Il bimbo piccolo non si accredita alcun corpo come “mio” – indistintamente è tutto organo di senso.

L’orgasmo è tale poiché spazza via qualsiasi supposta “parete corporea” – riassorbita da un’onda estatica indistinta, senza un io e un mio.

Dall’altro lato – apparentemente ce n’è sempre uno – in questa danza, come nell’accoppiamento – appare emergere, a pelle, tutto il corpo di tensione, di controllo, di strategia, di prestazione…
Danza, allora, danza, poiché la danza è il risultato della gioia…
Una piroetta?

L’evento: Danza cuore mio, danza…
7,8,9 giugno 2024
dalle 18 del giorno 7
Maggiori info, logistica e prenotazioni >qui

Danza cuore mio, danza!
E invita la mente a una piroetta.
Una breve vacanza inedita tra i noccioleti e le risaie dell’alessandrino.
La dimensione rotonda, celebrativa della danza sufi e la disciplina spigolosa, verticale dello zazen.

Amore e Meditazione, Femminile e Maschile: l’abbraccio della danza dell’estasi intercalata alla compostezza che sogguarda un muro di pensieri.
La fermezza nell’uragano e l’uragano nella fermezza.

Due giorni per giocare con la polarità e lo scherzo della dualità.
Due giorni senza aumentare, diminuire, sviluppare, acquisire, correggere, aggiustare, guarire, raddrizzare… danzando e lasciando sedere (in seiza) ciò che non è mai storto/dritto, sbagliato/giusto, pieno/vuoto, esistente/non esistente.

Le tecniche di meditazione, del respiro, della voce… sembrano, in apparenza, portare verso una comprensione; sono, invero, l’espressione festante, condivisa, celebrativa di ciò che è già compreso.

Vieni, vieni, ancora di nuovo, vieni.
Chiunque tu pensi di essere, dimenticati!
Ti aspetto.

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