Maturità
Se in natura abbiamo già gambe ben formate perché dovremmo usare delle protesi? Eppure è quello che continuiamo a fare anche da adulti, quando le gambe sono solide, il passo spedito e la verticalità fisica conquistata.
Si dice, avere una coscienza e anche essere coscienti. Queste due espressioni sono talmente attorcigliate da essere facilmente confuse, con le migliori intenzioni.
Una focalizza l’attenzione sull’avere e il non avere, sul premio e la punizione, la seconda rimanda all’essere, essere consapevoli, presenti alla realtà com’è, piuttosto che come dovrebbe essere secondo i concetti coscienziosi di giusto e sbagliato.
L’una ci rende prigionieri degli dei sociali specchio del dio-giudice interno, l’altra è la nostra vera natura.
Una è rivolta a valori acquisiti in un qualche passato, non importa quanto prossimo, l’altra è qui, nella freschezza, nel nuovo che cambia a ogni istante. Una è personale, collettiva, l’altra è cosmica.
Ciò che abbiamo è perché ci è stato dato, imposto in buona coscienza, quale strumento di sopravvivenza quando si è piccoli.
Ciò che siamo, chi siamo, lo siamo già, siamo quell’altra coscienza – consapevolezza – usurpata dalla falsa istanza che ce ne serva ancora una, posticcia, che ci renda meritevoli al mondo – piuttosto che veri – grazie alle stampelle chiamate buono e cattivo.
Quelle stampelle, sostegno provvidenziale fintanto che non possiamo camminare spediti nel mondo sulle nostre gambe, vanno accantonate per scoprire quanto la forza sia già in esse e calcare appieno la Terra per prendere e apprezzarne il sostegno.
Questa è la vera maturità. Alla verticalità fisica si accompagna la scoperta di un’altra verticalità, alla quale quella fisica si attiene.
Per l’evidenza di questo, per la sollecitazione a camminarlo, viverlo, ringrazio l’approccio delle costellazioni familiari.