Orgasmi voluti e solitari

Orgasmi voluti e solitari

Orgasmi strusciati con la pigna detta anche pina, un vibratore con decorazioni orientali.
Orgasmini, orgasmi, orgasmoni della massima potenza, quelli della pine-ale, invocati dal guru delle elite di turno.
Di nuovo e ancora il semplice rapporto sessuale uomo-donna è penalizzato, strumentalizzato, sotto vesti esotiche, esoteriche ed emancipate.

Mi trovo davanti, con insistenza, la pubblicità di questo giocattolo sessuale, di cui ho cancellato il connotato.  La forma accattivante è quella di una ghianda o potrebbe essere una pina – che in casentinese sta per pigna. Un’inattesa analogia illumina una qualche sinapsi. Una ghiandola pineale?

La fattura ricorda inequivocabilmente alcune decorazioni indiane. Di nuovo una sorta di polvere da sparo scoppietta in qualche neurone, qui, connettendo il filo della memoria visiva.

Sì, ho letto, recentemente assai, un certo mondano e noto guru indianissimo, che declama, in un titolone, la potenza dell’orgasmo della pineale: un piacere ben più grande del sesso!
Che ci sta, eh! 
E, tuttavia, la capacità orgasmica delle adenoidi, sempre qui, sente puzza e non solo di bruciato.

Eddai, scomodiamo pure gli alti piani esoterici vedici – di nuovo deprezziamo il volgare incontro fisico di un corpo maschile e di uno femminile a favore dello spirito, di un paradiso. Nuove chiese, alla riscossa!
Eccerto! L’importante è far tutto da soli. Come nella canzone di Gaber, sul puzzo.

Le donne emancipate e di mente aperta – non sia mai! – accolgono, per lo più, con fare democratico e plaudente il messaggio.
Punti di vista materialisticamente illuminati, politicamente corretti e di stampo maschio – quanto basta – si susseguono.

Che la comunicazione come lo strumento siano volutamente desensibilizzanti, pare non sia agli atti.
Il dominio delle “cose” sull’intelligenza suprema del corpo è sdoganato con noncuranza. 

Una frase come: “Riduce il bisogno di un partner”
è ridurre l’umano alla stregua di un oggetto di consumo, senza se e senza ma. Inoltre allinearsi con l’agenda che vuole l’appiattimento creativo e la riduzione della popolazione. Come in ogni secolo – sebbene in modo diverso – la penalizzazione dell’atto sessuale nella sua polarità, è servita.

La potenzialità insita nell’incontro pene-vagina è tale, da rappresentare uno degli atti a più alto voltaggio di risveglio.

Risveglio=sana ribellione.

Questo deve essere dimenticato, deve cadere nell’oblio come la naturale saggezza insita nel corpo femminile.

Ci vogliono invece, sedate, piene di fumosi grilli olistico-emancipati e “a cuccia”.

Chi ha inventato il vibratore?
Un maschio. Sottraendosi così alla responsabilità di amare davvero, fisicamente, in modo retto, il corpo di una donna.

E le donne, beote, tutte contente. Diamo alle donnine i loro giochetti. Sì, anche i futuri paradisiaci orgasmi della pineale, perché imparino – pian piano – a fare da sole e non rompano i coglioni a noi maschietti, che abbiamo dimenticato da mo’ come amare il corpo di una donna, perdendo ogni autorevolezza e senso di custodia del femminino.

Questa costante pressione su i giochi erotici – inoffensivi a occhio superficiale – è al servizio della distruzione del femminino, e, dell’accesso dell’umanità a una nuova epoca, di cui la donna possiede nel fenomenico, la chiave prima.

Tant’è.

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