Superdonna – wonderwoman

Superdonna – wonderwoman

superdonnaSto parlando di una riconciliazione, che ha con il tempo contribuito a riportare pace e armonia nel campo della mia famiglia attuale. O meglio questo è l’anello visibile, ben più vasta è l’influenza nell’ampio campo di appartenenza.

Quel campo è sempre presente. Ha già in sé i passi verso ciò che unifica. È pura coscienza e in essa la separazione non trova posto. È solo una percezione alla luce di un punto di vista limitato.
Appena quel punto si amplifica il senso di appartenenza si fa vasto, include, anche chi fino a quel momento pensavamo di non amare, di voler cancellare. Tentativo che, magari, altri prima hanno attuato e, altri dopo – i nostri figli – sono proni a mettere in gioco.

Quando ci sono dei figli il voler “cancellare” il padre – il ritenerlo inadatto e di gran lunga peggiore nell’educare – significa, nei fatti, perdere il posto di madre.
Niente di psicologico, bensì un dato fattuale. Se sono madre è perché c’è un padre. Non ci piove.
“Fatto fuori” il padre anche la madre si sposta nei confronti del figlio. A quel punto è il figlio che ne fa le spese, perdendoli entrambi come genitori.

E non sto parlando di una fatidica costellazione – tutta mia. No, sto parlando di una comprensione immediata e profonda, di una attivazione di consapevolezza nata a seguito di una semplice frase.

Parola chiave: superdonna. Così mi sentivo. Quella che con senso di onnipotenza – che fa tutto da sola -considera i suoi valori di gran lunga più validi o sufficienti nell’educazione dei figli. Talvolta con inequivocabile legittimità. E con l’inguaribile lamento del partner assente.
Ma non funziona.

Quella parola – superdonna – mi è stata rimandata come il mio volto allo specchio. La mia attitudine.
L’ho lasciata entrare con la sensazione organica di un peso che scivola dalle spalle, mentre lacrime di riconoscenza mi rigavano il viso.

Ed ecco la forza del campo. Il giorno dopo, il padre di mia figlia – che non sentivo da tempo – si è fatto vivo, inviandomi una email, utilizzando un nomignolo di fronte al mio nome, con benevolenza, senza animosità. Di nuovo, presente.
Indovinate qual era il nomignolo?
Super………

Secondo voi, a lui che era all’oscuro da tempo dei miei movimenti, chi glielo ha detto?
Quello spostamento, quel naturale farsi da parte a seguito di una repentina consapevolezza, ha lasciato spazio per una comunicazione che non ha bisogno di parole, di contatto.
Un primo vero sì, tutto intero, a ciò che è, nei fatti, stava prendendo forma.
Un sì al padre, un sì vero alla mia verità di madre e un sì, finalmente insieme, a nostra figlia.

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