Tutti siamo codardi e fifoni

Tutti siamo codardi e fifoni

Chi non è codardo ovvero fifone, alzi una mano.

Più di una volta mi è capitato, che qualcuno che si rivolge a me – di solito una tantum – mi dica stupito: «Ma… allora, anche tu hai paura?”, come se dovessi essere Ercolino sempre in piedi.
«Sì, anch’io la sento. Si dice (chi lo dice?) che abbia un carattere fifone».

Cercano disperatamente di farla finita con la paura, chiedono strategie per farsi coraggio, di fatto, strategie per non sentirla. Legittimo e tuttavia, mi capita di notare, che è un po’ come chiedere una forchetta per mangiare il brodo.

Si aspettano di ricevere ciò di cui sono, siamo – i più – già degli esperti. Fuggirla.
«Io non ce la faccio a sentirla, fa male?» Umano, naturale. Sento dunque che non ce la faccio. L’idea che debba provare coraggio è stata presa in prestito, per molti anni. Solo se ho coraggio non c’è sofferenza. È vero?

L’invito è verso una disposizione all’ascolto, di ciò che semplicemente si rivela. È una sorta di missione impossibile costruire, erigere, spingere con la volontà personale, il coraggio.
Il rilassamento accade da solo nel momento in cui prendo nota(sento, ascolto) della tensione in quel punto. Nessuno va lì a rilassare il muscolo.

Il punto, talvolta, non è la paura – quando è reale (non psicologica) si fa fronte in un modo o nell’altro, l’organismo risponde – ma il difendere una coraggiosa immagine di sé, non codarda, temere di scoprirsi dei bluff(secondo chi?) dopo, magari, anni di terapia, meditazione, formazione…

Se emerge della paura emerge della paura. Anche l’idea di trasformarla è solo un’idea. Tuttavia finché penso che posso trasformarla è quello che emerge e mi trovo ad andare in quella direzione.
Funziona?

Quando indago certe emozioni che mi visitano, accade, che incontro delle parole del barbamster:

“Se sei un codardo, accettalo.”(si può accettare a comando? ndt)

“Tutti sono codardi. Le persone che chiami coraggiose sono solo delle facciate. In fondo sono codardi come chiunque altro; anzi, più codardi.

“Solo per nascondere quella codardia hanno creato coraggio intorno a loro, e talvolta si comportano in modo tale che tutti sappiano che non sono dei codardi. Il loro coraggio è solo uno schermo. Come può un uomo essere coraggioso? Poiché la morte c’è. Come può un uomo essere coraggioso essendo solo una foglia al vento? Come può una foglia aiutare, tremando?

“Quando soffia il vento la foglia tremerà. Alla foglia non dici mai: “Sei una codarda”. Dici solo che la foglia è viva. Così quando tremi e la paura ti prende, sei una foglia al vento. Bello: perché crearne un problema? La società, però, ha creato problemi su tutto.

“Se un bambino ha paura al buio, diciamo: “Non aver paura, sii coraggioso”. Come mai? Il bambino è innocente – naturalmente, sente paura nell’oscurità. Lo costringi: “Sii coraggioso”. “Quindi anche lui forza, poi diventa teso.

“Poi sopporta l’oscurità ma ora è teso; ora tutto il suo essere è pronto a tremare e lo reprime. “Questo tremore represso lo seguirà ora per tutta la vita. Era bello tremare nell’oscurità, non c’era niente che non andasse. Era bello piangere e correre, non c’era niente che non andasse. Il bambino sarebbe uscito dall’oscurità più esperto, più consapevole. E si sarebbe reso conto, se avesse attraversato l’oscurità tremando, piangendo e ancora piangendo, che non c’era nulla da temere. Sopprimendo, non sperimenti mai la cosa nella sua totalità, non ne guadagni mai nulla. La saggezza viene dalla sofferenza e dall’accettazione.

“Qualunque sia il caso, sii a tuo agio.
[…] La paura ti darà coraggio. Dalla rabbia verrà la compassione.” Osho

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